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L'accademia di Lia: le spade d’argento dei ragazzi autistici

Rio de Janeiro, gara di spada a squadre, l'Italia vince l'argento. Naturalmente i quattro protagonisti azzurri fanno festa: i catanesi Daniele Garozzo, Marco Fichera e Paolo Pozzo esultano con l'umbro Andrea Santarelli. Sugli spalti ci sono altri spadisti. Sono venuti da Roma, senza mamma e senza papà, ma con i medici e gli accompagnatori dell'ospedale Bambino Gesù di Roma: sono autistici. Ma da qualche mese hanno cominciato a tirare con la spada. L'inizio è stato complicato, ma ci hanno preso gusto e ora non ne possono fare a meno. Sono venuti a Rio apposta per fare un'esperienza assolutamente unica nel suo genere. Anche perché, quanti sono i ragazzi autistici in pedana?

Ma ora non è importante stabilirlo. Meglio godersi questa festa e quest'amicizia. Perché le medaglie d'argento di Rio hanno conosciuto quei loro colleghi già da un bel po' e spesso li vanno a trovare al Bambino Gesù o alla parrocchia di Nostra Signora di Coromoto, al Portuense. Però questa storia non sarebbe completa se non si ricordasse che i ragazzi venuti a tifare fanno parte dell'Accademia di Lia.

Chi è Lia? Lia era la moglie di Luigi Mazzone, neuropsichiatra infantile proprio al Bambino Gesù che ha aiutato in questi mesi anche gli azzurri della scherma a lavorare meglio, sgomberare la mente da qualche fantasma, smussare la tensione. A unire Lia e Luigi era anche un'interpretazione del ruolo del medico, la voglia di rompere delle barriere, di costruire delle esperienze nuove. Lia aveva seguito il progetto di suo marito. E proprio quando la malattia s'era aggravata, aveva detto a Luigi: "Vai avanti con l'Accademia". E avanti Luigi c'è andato fino a Rio. “Ma ora la cosa più importante è tornare a casa e continuare a lavorare".